venerdì 5 luglio 2013

La doula è una "facilitatrice" della migliore esperienza di parto possibile


Perché c’è bisogno delle doule?




Da quando la nascita si è spostata in ospedale è venuto a mancare un elemento vitale di cura che si è perso nell’intero processo di accompagnamento alla nascita. Se il sapere medico negli anni ha impiegato sempre più strumenti tecnologici di diagnosi e di intervento precoce in caso di patologie, l’elemento umano di cura, accudimento, sostegno, ascolto empatico delle emozioni in gioco e aiuto pratico è sempre più raro. Le neo-mamme sono spesso lasciate sole nelle attuali famiglie mononuncleari ad affrontare una delle trasformazioni più coinvolgenti e impegnative della loro vita. Se la responsabilità, la fatica, le ansie dell’accudimento di un neonato un tempo venivano condivise, all’interno delle grandi famiglie di una volta da sorelle, madri, nonne, zie, oggi si è molto più soli, e spesso neanche la propria madre è più disponibile a tempo pieno per ascoltare e confortare la figlia divenuta madre.
La moderna fortuna professionale della doula comincia non a caso in America e rappresenta una soluzione valida al disgregarsi della società e della famiglia tradizionale. Catapultata l’odierna gestante in una famiglia nucleare (ovvero madre, padre e figli), con una madre spesso lontana, psicologicamente o fisicamente assente, o in pieno conflitto di separazione e individuazione, con un contesto vicinale di di donne e amiche madri assente, senza mai avere visto un neonato in precedenza e senza nemmeno essersi mai posta il problema, la neomadre ha innanzitutto bisogno di una figura di riferimento che le “faccia da madre” ma anche che l’aiuti e la consigli con il sapere dell’esperienza, “come una madre”, che le faccia da mentore, da novello Virgilio, multidisciplinare per origine e per vocazione, che le offra un contenimento psichico valido per elaborare i problemi precedenti alla gravidanza che possono ripresentarsi durante il parto, e che la aiuti a scegliere senza schierarsi, ad orientarsi nel vasto mondo dell’offerta ginecologica e ostetrica, andando oltre le ideologie per cogliere la realtà interna della donna, rispettarla e incoraggiarla ad esprimersi. Offrendole un’informazione corretta, non edulcorata e priva di ambiguità. Sostenendola con un rapporto fatto di confidenze e discussioni ma anche di coccole, tè caldo e dolcetti. Invitandola a ricordare e a rivivere la sua infanzia, i suoi cibi preferiti, i massaggi e le cure di cui aveva bisogno e che amava, in modo da facilitare insieme alla presa di coscienza adulta anche la regressione che sarà poi di fondamentale importanza per l’empatia e la comprensione del neonato.
Appoggiarsi ad una doula vuol dire anche buttarsi finalmente alle spalle il mito dell’indipendenza a tutti i costi, del “ce la faccio da sola” e “non ho bisogno di niente”. Con un neonato i bisogni e le esigenze cambiano, la giusta ribellione di una donna moderna che vuole trovare la sua strada deve cedere il passo ad una nuova apertura emotiva, all’esperienza del lasciarsi andare, alla necessità di essere contenuta e accolta per potere lei stessa contenere ed accogliere.
Oggi la doula è una figura professionale sempre più diffusa in America con le proprie associazioni di categoria e con molte iniziative variegate e propositive. Si propongono come doule pre-natali, doule per il parto, in casa o per l’accompagnamento in ospedale, e come doule post-natali per l’assistenza domiciliare dopo cesareo, per parti gemellari o per chi vuole godersi la giusta assistenza in un momento difficile come il dopo-parto dove ci si comincia ad assumere tutte le responsabilità della cura di un neonato, con una grande stanchezza addosso (dopo quella traversata oceanica che è il parto) e mentre tutti si aspettano la mamma in forma smagliante che esiste solo nella pubblicità,tu hai bisogno di riposo, sonno, coccole, piccole attenzioni, tempo per farti una doccia, e le parole giuste che permettano l’espressione delle emozioni e dei bisogni senza essere invasive. Anche in Europa e in Italia la figura della doula si sta sempre più diffondendo, segno ancora impercettibile di una cultura che cambia. Cosa vorrà dire per le donne italiane, da secoli una cultura matrifocale e matrilocale, cioè centrata sull’importanza della madre nelle relazioni familiari e della famiglia con il sociale, appoggiarsi in “questioni di maternità” a delle professioniste ? Forse una famiglia meno onnipresente e onnipervasiva di un tempo, meno forte e coesa ma anche con nuovi spazi di libertà e individuazione. Occasione da non sottovalutare dunque per i nostri connazionali da sempre bollati come “mammoni”, con svincoli difficili e sempre più “rimandati”, verso una nuova cultura della maternità, più rispettosa di spazi personali e soggetti coinvolti

Che differenza c’è con un’ostetrica?




La doula non compie interventi medici, non attua diagnosi mediche. Non fa parte di un team medico. Non è una figura sanitaria, può collaborare con le ostetriche onorando e rispettando il ruolo delle ostetriche. La doula è una "facilitatrice" della migliore esperienza di parto possibile, indipendentemente dagli esiti sanitari. E’ una professionista interamente “dalla parte” della madre e dedicata a lei e alla sua famiglia. Può essere presente in un travaglio da parto sia in ospedale che a domicilio, ma non attua procedure ostetriche. Se la donna vuole partorire in casa è necessaria la presenza di un’ostetrica. In ospedale la doula può essere presente in modo continuativo insieme alla madre. Non facendo parte dell’ospedale la doula può meglio centrarsi sui bisogni e i reali interessi della madre.

Una doula durante il parto serve solo a far sentire la madre più felice?




Un recente report negli Stati uniti ha dimostrato che con la presenza di una doula, le nascite con parto cesareo si dimezzavano, la durata del travaglio si riduce del 25 % e i rischi di un intervento con il forcipe si riducono del 40 %.
(Mothering the mother by Kennel, Klaus and Kennel)
Inoltre il sostegno emotivo è importante durante il travaglio anche per motivi specifici. E’ stato osservato che l’andamento del travaglio è condizionato dagli ormoni che provocano alternativamente le sensazioni dolorose durante le contrazioni e le sensazioni di pace e riposo durante la pausa tra l e contrazioni; è una vera e propria “danza degli ormoni”, che tra ossitocina, endorfina e adrenalina influenzano l’andamento e la rapidità del travaglio. Gli ormoni a loro volta sono molto sensibili alle emozioni provate. Sostenere le emozioni positive attraverso una relazione empatica ed affettiva è uno dei compiti fondamentali della doula per assicurare parti più rapidi e rendere le sensazioni dolorose più accettabili.
(La gioia della nascita, Ina May Gaskin, Bonomi editore)



 Tratto da  http://mondo-doula.it/domande_frequenti.aspx